TEATRO DELLA VISITAZIONE

Dall’ 11 al 14 gennaio

IL MALINTESO

di A. Camus

regia di Federico Vigorito

Scene Daniela Boccuti

Serena Michelotti nel ruolo della Madre
Enrica Costantini nel ruolo di Marta
Andrea Murchio nel ruolo di Jan
Alessandra Cavallari nel ruolo di Maria
Paolo Fogardi nel ruolo del domestico


SINOSSI

Il Malinteso di Albert Camus esprime uno psicodramma possibile della castrazione femminile. Rispettando lo schema corporeo della donna e l'investimento affettivo sulla sua fecondità, propongo un modello di castrazione come sterilizzazione, svuotamento, asportazione di utero e ovaie. Senza matrice, la donna si trasforma in una cavità morta come un sepolcro. Le protagoniste di questa sanguinosa vicenda sono una vecchia signora di sessanta anni e sua figlia, poco più che trentenne. Le due gestiscono una antica locanda in una piccola città della Boemia ma marta (questo è il nome della figlia) desidera in maniera ossessionata di fuggire da quei luoghi dove è nata e non riesce a vivere. Le occorre denaro e pensa di procacciarselo uccidendo e derubando i clienti più facoltosi della locanda. Complice di questa efferata serie di delitti è la madre, alla quale stanca di una vita di miseria e solitudine non resta che assecondare il folle disegno omicida della figlia. Il destino però porterà Marta e la madre al tragico malinteso. Un mattina infatti giunge alla locanda un giovane e ricco trentenne chiedendo ospitalità per un paio di notti: la vittima perfetta; se non fosse che quel giovane è il figlio che la madre aveva abbandonato ancora adolescente. Jan (il nome del figlio) nel frattempo era cresciuto, era diventato ricco e oggi tornava a condividere la sua ricchezza con la madre e la sorella. Molto ingenuamente decide di non rivelarsi subito, vuole conoscere le esigenze della sua famiglia e soddisfarle. Questa decisione gli sarà fatale, le due assassine, non riconoscendolo lo uccideranno. Il tragico epilogo, sviluppato nel terzo atto, vede la madre e Marta venire a conoscenza dell’errore commesso; da questo momento le loro strade si dividono anche se sceglieranno entrambi, per motivi molto diversi, di suicidarsi.

REGIA

Camus scrive una dramma perfetto, un intreccio inesorabile che tiene lo spettatore costantemente col fiato sospeso. Drammaturgia tragica con toni noir. Potremmo definirlo dramma psicologico. Tutto accade nell’arco di un giorno. La raccapricciante storia di due assassine (madre e figlia) e Jan, il figliuol prodigo che torna a casa ma viene crudelmente ucciso. La grande rarefazione psicologica tipica della tragedia greca questa volta scatena l’analisi, la riflessione; un pretesto perfetto per raccontare il sentimento dell’amore, dell’odio, del rimorso, della pietà, per parlare di giustizia, di religione. Se ammettiamo la Messa in Scena come traduzione del “pensiero citato” (autore-opera) in commento delle “citazioni” stesse (regia-recita), Camus, attraverso questo testo ci offre una grandissima opportunità di analisi intellettuale, sociologica, sentimentale. L’autore propone uno scontro fortissimo, sopra natura, in cui tutti soccombono. Lo scontro amoroso tra due donne, madre e figlia, e un fratello allontanato che torna prodigo; ma anche lo scontro probabilmente tra due realtà da sempre in conflitto: il proletariato (di nuovo madre e figlia che a stento, in povertà mandano avanti una locanda in Boemia) e la borghesia (ancora il figlio che divnuto ricco pensa di assicurarsi l’affetto della madre e della sorella attraverso il suo benessere economico). Lo scontro tra il raziocinio di una donna anziana stanca di vivere e la follia di una ragazza poco più che trentenne che sogna deviatamente di espatriare da una terra che la soffoca. Lo scontro ideologico tra l’ateismo e la religione, lo scontro concettuale tra l’omicidio e il suicidio. La messa in scena del “Malinteso” nasce proprio dall’ esigenza di “tradurre” questa moltitudine di citazioni testuali. Ne nasce uno spettacolo del tutto visionario, una ambientazione onirica, non la locanda dove le due assassine vivono ma una sorta di spiaggia assolata, un isola, come una di quelle dove Marta desidera espatriare. L’isola, dove come un naufrago approda Jan, il presuntuoso borghese che pensando di comprare la felicità della madre e della sorella, trova la morte. Gli elementi scenografici si dispongono in scena in maniera confusa, insabbiati, come ultimo scampolo di vita reale. Il tutto rende l’aria rarefatta, sospesa, un teatro verosimile per il compimento di una tragedia in perfetto stile Sofocleiano.

Federico Vigorito

Orario spettacoli da mercoledì a sabato ore 21 – domenica ore 17
Biglietti: intero 10€ - ridotto 8€
Durata 2ore compreso intervallo

Ufficio stampa:
Maya Amenduni
mayaamenduni@libero.it

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